"NO HOLES, NO GAS CHAMBER(S)" STUDIO STORICO-TECNICO SULLE APERTURE DI INTRODUZIONE PER LO ZYKLON B SULLA COPERTURA DEL LEICHENKELLER 1 DEL CREMATORIO II DI BIRKENAU http://www.russgranata.com/ I. INTRODUZIONE Charles D. Provan è autore di un opuscolo intitolato "No Holes? No Holocaust (1)? A Study of the Holes in the Roof of Leichenkeller 1 of Krematorium 2 at Birkenau" (2). Egli sottolinea anzitutto l'importanza della questione delle aperture di introduzione dello Zyklon B nella presunta camera a gas omicida del crematorio II sollevata dalla storiografia revisionistica, alla quale l'anno scorso fu dato grande risalto al processo tra David Irving da un lato, Deborah Lipstadt e la casa editrice Penguin Books Limited dall'altro, e che fu discussa anche dal giudice Gray nella sentenza (3). Nel suo studio Provan analizza poi le cinque serie di prove relative a tali presunte aperture comunemente addotte dai sostenitori della tesi della realtà delle camere a gas omicide ad Auschwitz-Birkenau, ossia:
Egli esamina poi le dichiarazioni dei testimoni minori (pp.10-11) - nell'ordine: Egon Ochshorn, il dott. Friedmann, Janda Weiss, Rudolf Vrba e Alfred Wetzler, Ota Kraus e Erich Kulka, Werner Krumme e Alfred Franke-Gricksch - e giunge alla conclusione che esse sono inattendibili. Per quanto riguarda i testimoni maggiori - nell'ordine: Rudolf Höss, Henryk Tauber, Karl Schultze, Salmen Lewental, Konrad Morgen, Miklos Nyiszli, Paul Bendel, Josef Erber e Filip Müller -, che dovrebbero essere tutti testimoni "oculari", Provan non effettua invece alcuna analisi: egli assume a priori che questi testimoni siano attendibili. Ciò tuttavia è quantomeno dubbio, come vedremo successivamente. Del resto Provan basa le sue argomentazioni soltanto su quattro testimonianze:
Prima di esaminare in dettaglio gli argomenti di Provan, verifichiamo quale sia l'attendibilità dei testimoni maggiori da lui citati. II. I TESTIMONI MAGGIORI ADDOTTI DA PROVAN Josef Erber La testimonianza citata da Provan è tratta dal libro di Gerald Fleming "Hitler and the Final Solution" (4). Il testo citato da Fleming è tratto a sua volta da una lettera che Josef Erber gli scrisse il 14 settembre 1981 (5). La dichiarazione del testimone è dunque dubbia già per la data. Nella prima edizione del libro summenzionato, che apparve in tedesco con il titolo "Hitler und die Endlösung" (6), Fleming riporta il testo originale della lettera di Josef Erber: �In diesen Vergasungsräumen (von Krematorium eins und zwei in Birkenau, G.F.) waren je zwei Einschütten: innen je vier Eisenrohre vom Fussboden bis zum Dach. Dieselben waren mit Stahlnetzdraht umgeben und innen war ein Blech mit niedrigem Rand. Daran war ein Draht, mit dem das Blech bis zum Dach gezogen werden konnte. Auf jeder Einschütte war am Dach ein Eisendeckel angebracht. Wurde der Deckel gehoben, konnte man den Blechbehälter raufziehen und das Gas einschütten. Dann wurde der Behälter runtergelassen und der Deckel geschlossen� (7). Che cos'è una �Einschütte"? Il verbo "einschütten" significa �versare in", come termine tecnico, �alimentare", "caricare". Se, come sembra, l' "Einschütte" era un congegno, si trattava di un congegno di versamento o di alimentazione. Tuttavia, secondo il testo, in ogni "camera a gas" dei crematori II e III c'erano due "Einschütten" e all'interno di ogni "Einschütte" c'erano quattro "Eisenrohre". Dunque in ogni "camera a gas" c'erano otto "Eisenrohre". Questi congegni sono evidentemente inconciliabili con quelli descritti da Henryk Tauber e, per di più, non è facile immaginare come erano fatti, a tal punto che Provan stesso, per rendere comprensibile il testo, legge "rooms" (nota 24 a p. 7) dove Fleming, traducendo il termine tedesco "Einschütten", ha scritto "ducts". Tuttavia il testo originale esclude categoricamente questa interpretazione. Concludendo, la testimonianza di Josef Erber è inattendibile. Konrad Morgen Provan cita due dichiarazioni rese da questo testimone (p.5). La prima è tratta dall'affidavit di Morgen del 13 luglio 1946, documento SS-65. Il testimone vi dichiara:
La seconda citazione è desunta dalla deposizione di Morgen al processo Pohl. Il testimone vi ribadisce che lo Zyklon B era introdotto nella "camera a gas" attraverso "a special shaft" (p.5), di nuovo, un solo congegno di introduzione. Quanto questo testimone sia attendibile riguardo alle presunte "camere a gas" di Auschwitz, risulta chiaramente da ciò che egli dichiarò all'udienza dell'8 agosto 1946 del processo di Norimberga:
Paul Bendel Provan cita - tramite Pressac - il breve scritto �Les Crématoires. "Le Sonderkommando"� a firma "Paul Bendel" (12) che appare in un libro pubblicato nel 1946 (13). L'autore vi afferma che les "chambres à gaz" di ciascuno dei crematori II e III erano "au nombre de deux" e aggiunge:
Dunque Bendel confermerebbe Tauber. Tuttavia le cose non sono così semplici. E' noto che il Leichenkeller 1 dei crematori II e III misurava internamente m 30 x 7 x 2,41 (15). Al processo Tesch, Bendel depose che "each gas chamber was 10 meters long and 4 metres wide" e che ciascuna era alta m 1,60:
A. Yes.� (16)
Comunque sia, è impossibile che Bendel sia entrato in una "camere a gas" alta m 1,50 o 1,60, perché non esistevano locali siffatti, ed è altrettanto impossibile che egli potesse sbagliare in modo così grossolano, dunque egli è un testimone inattendibile. Singolarmente, Bendel non fa alcun commento sul presunto "spogliatoio" (il Leichenkeller 2), sebbene esso avesse un soffitto di 11 centimetri più basso di quello del Leichenkeller 1! (18). Miklos Nyiszli Provan cita due brani di dichiarazioni di questo testimone (p. 5-6). La prima risale al 28 luglio 1945, l'altra all'8 ottobre 1946. Nyiszli menziona quattro "ventilation valves" dotate di "perforated tubes" che sbucavano al di sopra della "camera a gas" del crematorio II in "concrete chimneys" chiusi da "concrete lids". In queste "valves" veniva immesso "a chlorine gas". Nel 1946 Nyiszli pubblicò un libro di memorie in ungherese intitolato "Dr. Mengele boncolóorvosa voltam az auschwitz-i krematóriumban" (19) ("Fui medico anatomista del dott. Mengele al crematorio di Auschwitz"), di cui esiste una traduzione in inglese pubblicata negli Stati Uniti (20). L'autore vi fornisce tra l'altro un'accurata descrizione del seminterrato del crematorio II:
The Deputy Health Officer held four green sheet-iron canisters. He advanced across the grass, where, every thirty yards (egymástót harminc méterre) (25), short concrete pipes jutted up from the ground. Having donned his gas mask, he lifted the lid of the pipe, which was also made of concrete. He opened one of the cans and poured the contents - a mauve granulated material - into the opening. The granulated substance fell in a lump to the bottom. The gas it produced escaped through the perforations, and within a few seconds filled the room in which the deportees were stacked. Within five minutes everybody was dead� (26). Nell'ultimo passo, la traduzione inglese omette la seguente frase:
Miklos Nyiszli, in contraddizione con le piante e con le rovine dei crematori, afferma che il Leichenkeller 2 era lungo 200 metri, mentre in realtà misurava m 49,49 (28) e il Leichenkeller 1 era lungo parimenti 200 metri, mentre in realtà la sua lunghezza era di 30 metri. Nella "camera a gas" c'erano sì 4 congegni per l'introduzione dello Zyklon B, ma essi distavano 30 metri l'uno dall'altro - l'intera lungezza del locale! Può darsi che l'omissione nella traduzione del passo del testo originale citato sopra sia casuale, ma sta di fatto che essa nasconde un'altra enormità: come tutti sanno, infatti, l'agente tossico dello Zyklon B non era il "cloro", bensì l'acido cianidrico. La descrizione del testimone Nyiszli presenta molti altri spropositi incredibili. Egli afferma ad esempio che nel seminterrato del crematorio II esistevano 4 montacarichi:
Egli afferma inoltre che nella sala forni del crematorio II c'erano 15 forni singoli:
Nyszli afferma di aver trascorso otto mesi (33) (dal maggio 1944 al gennaio 1945) nel cosiddetto "Sonderkommando" dei crematori; il suo alloggio, per sei mesi, fu un locale del pianterreno del crematorio II (34): Egli doveva avere dunque una conoscenza perfetta del crematorio II: ma allora, come ha potuto sbagliare in buona fede le dimensioni dei locali, il numero dei montacarichi e la struttura dei forni in modo così grossolano? Ed essendo medico e avendo presuntamente assistito a varie "gasazioni", come ha potuto affermare che l'agente tossico dello Zyklon B fosse il cloro? E' dunque evidente che questo testimone è assolutamente inattendibile. Un'ultima osservazione. Secondo Nyiszli, nel seminterrato del crematorio II esisteva una sola camera a gas, ma secondo Tauber la "camera a gas" era stata suddivisa in due "camere a gas" alla fine del 1943. D'altra parte, il testimone Bendel, che, a suo dire, entrò a far parte del cosiddetto "Sonderkommando" dei crematori nel giugno 1944 (35), nello stesso periodo e nello stesso luogo "vide" due "camere a gas lunghe 10 metri mentre Nyiszli vi vide una "camera a gas" lunga 200 metri: come si conciliano queste affermazioni? Filip Müller La testimonianza di Filip Müller è piuttosto tardiva, risalendo al 1979. Egli descrive in questo modo i congegni di introduzione dello Zyklon B:
Da un testimone che pretende di aver trascorso "tre anni nei crematori e nelle camere a gas di Auschwitz", come recita il sottotitolo del suo libro, ci si aspetterebbe qualcosa di più di questa sbiadita descrizione. Ma ciò non deve stupire: come ho dimostrato altrove, qui, come in molti altri punti importanti del suo libro, Filip Müller non ha fatto altro che plagiare il racconto di Miklos Nyiszli secondo la traduzione tedesca apparsa sulla rivista "Quick" di Monaco di Baviera nel 1961 (39). Nel caso specifico, di suo Müller ha aggiunto la sciocca idea della spirale, come se lo Zyklon B potesse evaporare nei pochi secondi che avrebbe impiegato ad arrivare fino al pavimento lungo questo scivolo a spirale! Salmem Lewenthal Questo testimone è ancora più vago di Filip Müller. Dal passo citato da Provan (p. 5) non si può desumere neppure il numero delle "small upper doors". Sui testimoni Höss, Schultze e Tauber ritornerò successivamente. III. LE FOTOGRAFIE AEREE Nel paragrafo III (pp.12-14), Provan esamina le fotografie di Birkenau scattate durante la guerra dall "Air Force" statunitense. In alcune fotografie, come quella del 25 agosto 1944, sulla copertura dei Leichenkeller 1 dei crematori II e III appaiono delle macchie scure irregolari che già Brugioni e Poirier - come ricorda Provan - interpretarono fin dal 1979 come "vents used to insert the Zyklon-B crystals". Da allora, queste macchie sono diventate una "prova" dell'esistenza di congegni di introduzione dello Zyklon B nelle presunte camere a gas omicide. Provan non è d'accordo con l'interpretazione di Brugioni e Poirier e afferma:
La prima è il fatto che queste macchie non sono ombre. Al secondo processo Zündel (1988) Kenneth R. Wilson, esperto in fotogrammetria e triangolazione aerea, depose - secondo quanto riferisce Barbara Kulaszka - che nella fotografia aerea del 31 maggio 1944 "the patches on top of the Leichenkeller at Krema II were flat and had no elevation". Per quanto riguarda la fotografia del 25 agosto 1944, "he determined that the patches were not shadows but did not have any elevation" (40).
Crematorio II di Birkenau, 31 maggio 1944 Accertato che le macchie summenzionate non erano ombre, che cos'erano allora? Kenneth R. Wilson ha avanzato l'ipotesi che fossero "discolorations on the surface of the roof" (43). A mio avviso questa spiegazione è corretta. La copertura dei Leichenkeller 1 dei crematori II e III era costituita da un solaio di cemento armato di 18 cm di spessore (44) isolata dall'acqua piovana da uno strato di bitume che era protetto dagli agenti atmosferici da un sottile strato di cemento. Chiunque abbia lavorato nel campo dell'edilizia sa che un sottile strato di cemento che copra un'ampia superficie, se non si può accorpare ad una armatura di tondini di ferro, tende inevitabilmente a disgregarsi. Nel caso in questione, nei punti in cui avvenne la disgregazione affiorò il sottostante strato di bitume più scuro, creando le macchie che si vedono nelle fotografie aeree.
Le altrettanto inevitabili riparazioni fatte eseguire dalla Zentralbauleitung ripristinavano provvisoriamente lo strato di cemento superficiale, che però, dovendo aderire a cemento già vecchio, aveva inevitabilmente una presa precaria, sicché la nuova "toppa" si frantumava ancora più facilmente dello strato originario. Ciò spiega a mio avviso l'apparire e lo scomparire a distanza di pochi mesi delle macchie summenzionate nelle fotografie aeree. IV. LE PIANTE DEL LEICHENKELLER 1 DEL CREMATORIO II Con riferimento alla scoperta di Robert Faurisson del fatto che, nelle piante originali del crematorio II di Birkenau, la presunta camera a gas è denominata "Leichenkeller 1" e che questo locale non presenta aperture sul soffitto, Provan rileva:
Höss afferma che ricevette a Berlino il presunto ordine di sterminio ebraico da Himmler in persona nel luglio 1941 (45). In tale occasione Himmler gli spiegò che
Quando dunque Höss affermò che Himmler lo aveva informato che
Tuttavia il campo di Belzec fu aperto il 17 marzo 1942 (57), quello di Treblinka il 23 luglio 1942 (58). Concludendo, questi due campi nel 1941 non esistevano, dunque le affermazioni che Höss attribuisce a Himmler sono false; inoltre Höss non può aver visitato Treblinka prima dell'inizio del presunto sterminio ad Auschwitz, dunque il suo relativo racconto è falso. Ora, le dichiarazioni di Höss citate da Provan si inquadrano in questo contesto di palesi falsità storiche, ma allora perché si dovrebbe credere alla loro veridicità? Il contesto induce dunque a dubitare seriamente dell'attendibilità delle dichiarazioni di Rudolf Höss riportate da Provan. Esaminiamo ora il contenuto delle dichiarazioni di Rudolf Höss. Egli afferma:
Il progetto definitivo del crematorio fu realizzato ad Auschwitz nel gennaio 1942 (63), tuttavia la prima presunta modificazione "criminale" di questi piani - secondo Pressac - è la pianta 2003 del 19 dicembre 1942 (64). Dunque Höss avrebbe atteso dodici mesi per iniziare la modificazione criminale del crematorio! Dico "iniziare" perché, come afferma Provan, le aperture sul soffitto del Leichenkeller 1 del crematorio II sarebbero state praticate tra la fine di gennaio e la metà di marzo del 1942 (pp. 18-19), sicché Rudolf Höss avrebbe atteso almeno un altro mese per far eseguire questa modifica indispensabile per impiegare il locale summenzionato come camera a gas omicida. Su questo punto essenziale ritornerò nel � 6. D'altro canto, la pretesa di Rudolf Höss di aver creato ad Auschwitz installazioni di sterminio senza che il capo della Zentralbauleitung ne fosse previamente informato, conoscendo la struttura, il funzionamento e i compiti di quest'ufficio (65) è decisamente insensata, e ciò è ancora più vero in relazione alle presunte modificazioni "criminali" del crematorio II. In effetti, se Bischoff già nel marzo o maggio 1942 aveva trasformato il cosiddetto "Bunker 1" in camera a gas omicida (e in giugno il cosiddetto "Bunker 2"), e se almeno a partire dal 4 luglio in queste due installazioni era cominciato il presunto sterminio in massa di Ebrei (66), il "segreto" di Himmler ad Auschwitz era svelato e Bischoff non poteva non esserne perfettamente al corrente. Ma allora perché mai Höss avrebbe dovuto continuare a trasformare gradualmente il crematorio II in gran segreto e all'insaputa di Bischoff - che ormai conosceva il "segreto" - in installazione di sterminio? Tutto ciò è insensato, perciò le dichiarazioni di Rudolf Höss sono false anche su questo punto. Un'ultima osservazione. Un'altra modificazione "criminale" del "Kellergeschoss" del crematorio II sarebbe la scala di ingresso al "Leichenkeller 2". Ora, sebbene questo ingresso, nell'economia della presunta procedura di sterminio, fosse meno importante delle aperture sul soffitto del Leichenkeller 1 (perché le vittime potevano entrare nel Kellergeschoss attraverso l'ingresso situato nel lato nord del crematorio (67), esso appare nella pianta annessa alla documentazione della "Übergabeverhandlung" del crematorio alla Kommandantur (68). Ma allora perché in questa pianta non appaiono le ben più importanti aperture di introduzione dello Zyklon B? In conclusione, è vero che le piante dei crematori sono "in accord with the statement of Höss" (p. 30), tuttavia questi "statements" non sono "in accord" con la realtà storica, perciò l'argomentazione di Provan risulta del tutto infondata. V. LE FOTOGRAFIE TERRESTRI DEL LEICHENKELLER 1 Nel paragrafo V, "German wartime photographs of Leichenkeller 1 of Krematoria 2 and 3", Provan analizza le quattro fotografie addotte da Pressac come prova dell'esistenza di camini di introduzione dello Zyklon B sul soffitto del Leichenkeller 1 e giunge alla conclusione che esse in realtà non dimostrano nulla.
VI. LE APERTURE DI INTRODUZIONE DELLO ZYKLON B NEL CONTESTO ARGOMENTATIVO "CRIMINALE" DI PRESSAC E VAN PELT L'ipotesi di Provan della trasformazione criminale dei crematori all'insaputa del capo della Zentralbauleitung, come ho dimostrato nel � 4, è completamente infondata, perciò essa non può spiegare perché il soffitto del Leichenkeller 1 fu costruito senza aperture per lo Zyklon B. Dunque il problema del perché il soffitto del Leichenkeller 1 del crematorio II fu costruito senza aperture di introduzione dello Zyklon B non solo resta aperto, ma è molto più serio di quanto pensi Provan. Esso infatti è in stridente contraddizione con la tesi della trasformazione in senso omicida del crematorio II alla quale aderisce Provan stesso. Come è noto, Pressac afferma che il crematorio II, al pari del crematorio III, fu progettato e costruito come normale impianto igienico-sanitario (69), ma, alla fine di ottobre del 1942, la Zentralbauleitung decise di trasferire nei crematori di Birkenau la presunta attività di gasazione omicida dei cosiddetti "Bunker". Dalla fine del 1942, in effetti, i progetti iniziali del seminterrato (Kellergeschoss) del crematorio II subirono varie modifiche, nelle quali Pressac vede delle "criminal traces" della trasformazione del Kellergeschoss a scopo omicida mediante l'installazione di una camera a gas nel Leichenkeller 1 e di uno spogliatoio nel Leichenkeller 2. La modifica sulla quale Pressac insiste più enfaticamente è quella presente nella pianta 2003 del 19 dicembre 1942, nella quale lo scivolo per i cadaveri (Rutsche) non appare più, sicché - commenta lo storico francese - "l'unico accesso possibile alle camere mortuarie diventa la scala nord, il che implica che i morti dovranno scendere la scala camminando" (70). L'interpretazione di Pressac, nelle sue linee generali, è stata accolta da tutti gli storici occidentali sostenitori dell'esistenza di camere a gas omicide ad Auschwitz, ed è stata ripresa anche da Robert Jan van Pelt già nel libro da lui scritto in collaborazione con Debórah Dwork "Auschwitz 1270 to the present" (71), nel quale egli ha riportato - senza riferimento alla fonte - perfino il commento di Pressac:
Il termine "Sonderkeller" che appare in questa nota sarebbe pertanto un criptonimo che designerebbe una camera a gas omicida. L'argomentazione di Pressac si basa unicamente sulla presenza di tale termine. Nella nota in discussione, Wolter, riferendo ciò che l'ing. Prüfer gli aveva detto al telefono, scrive:
Tuttavia, in questo documento, il termine "Sonderkeller" è al plurale, e si può inoltre escludere che esso si riferisca anche al "sotterraneo per cadaveri 1" del crematorio III, perché, sebbene questo documento abbia come oggetto "Disaerazioni per crematori" [Entlüftungen für Krematorien], cioè per i crematori II e III, esso si riferisce in realtà soltanto al crematorio II. Solo in questo impianto, infatti, i lavori di costruzione erano tanto progrediti da consentire entro poco tempo la copertura dei locali seminterrati (Kellergeschoss). Infatti il 23 gennaio 1943 nel crematorio II la copertura di cemento armato degli scantinati (Keller) 1 e 2 era già stata eseguita, mentre nei corrispondenti locali del crematorio III erano stati effettuati soltanto i lavori di isolamento del pavimento dalla falda freatica (77). Anche il riferimento all'installazione del "Saugzuganlage" ha senso soltanto per il crematorio II, nel quale erano già completati sia i cinque forni a 3 muffole, sia i condotti del fumo, sia il camino, mentre nel crematorio III il camino era stato innalzato soltanto fino all'altezza del soffitto del crematorio (78). D'altra parte, nel crematorio II, i "Keller" per i quali era previsto un "Entlüftungsanlage" erano due, il "Leichenkeller 1" e il "Leichenkeller 2". Il primo era fornito anche di "Belüftungsanlage", il secondo soltanto di un "Entlüftungsanlage", che fu installato tra il 15 e il 21 marzo 1943 (79). E' dunque chiaro che i "Sonderkeller" della nota di Wolter erano i due "Leichenkeller" del crematorio II. Questi locali seminterrati erano "sonder-" appunto perché, dei sei locali seminterrati in cui era suddiviso il "Kellegeschoss" del crematorio (80), erano le uniche due camere mortuarie dotate perciò di "Entlüftungsanlage". Il termine "Sonderkeller" appare anche in un documento precedente ignoto a Pressac. Si tratta del "Rapporto sulle costruzioni per il mese di ottobre 1942" redatto da Bischoff il 4 novembre 1942 nel quale, in riferimento al crematorio II, si legge:
In questo contesto il termine "Sonderkeller", se, come è probabile, si riferisce al "Leichenkeller 1", si spiega con il fatto che questo locale, essendo dotato di un impianto di aerazione e disaerazione (Belüftung-Entlüftung) era verosimilmente destinato, come ipotizza Pressac stesso,
Vediamo quali conseguenze discendono da questa ipotesi riguardo alla questione delle aperture sulla copertura del Leichenkeller 1 del crematorio II che stiamo esaminando. Alla fine di ottobre del 1942 - afferma Pressac - la Zentralbauleitung decise di trasferire la presunta attività di gasazione omicida dei cosiddetti Bunker 1 e 2 "in un locale di crematorio, dotato di una ventilazione artificiale, come si era praticato nel dicembre 1941 nell'obitorio del crematorio I." (84) Egli spiega così in che modo in questo crematorio furono eseguite le presunte gasazioni omicide:
Se dunque il "Sonderkeller" del crematorio II designava una camera a gas omicida da realizzare secondo il modello di quella del crematorio I, perché la Zentralbauleitung non fece predisporre le aperture per l'introduzione dello Zyklon B sulla copertura di cemento armato del Leichenkeller 1 già durante la costruzione dell'armatura del solaio da parte dei carpentieri? Dunque la Zentralbauleitung, pur avendo progettato di trasformare in camera a gas omicida il Leichenkeller 1 quando in questo locale era stata soltanto gettata la suola di calcestruzzo contro la falda freatica, vi avrebbe fatto costruire un soffitto senza aperture - dispositivi essenziali per una gasazione omicida con Zyklon B -, indi, con mazzetta e scalpello, avrebbe fatto praticare sulla copertura di cemento armato del locale (18 centimetri di spessore) quattro aperture per lo Zyklon-B! Sfortunatamente per Pressac, i tecnici della Zentralbauleitung non erano così imbecilli, e infatti, come vedremo nel � 7, sul soffitto di cemento armato del Leichenkeller 2, essi fecero predisporre l'apertura rotonda per il passaggio della tubatura dell'impianto di disaerazione all'atto stesso della gettata di cemento e la stessa cosa fecero con le cinque aperture di aspirazione dell'aria calda sul soffitto della sala forni. Concludendo, l'ipotesi della perforazione del soffitto del Leichenkeller 1 per creare le aperture di introduzione dello Zyklon B non è soltanto un "inconceivably stupid error", come dice Germar Rudolf, ma è anche decisamente insensata e in totale contrasto con uno dei cardini della tesi di Pressac, di van Pelt e di Provan stesso. VII. LE PROVE ARCHEOLOGICHE. Il 23 marzo 2000 Provan si è recato a Birkenau e ha effettuato una serie di rilevamenti sul soffitto del Leichenkeller 1 del crematorio II, che ha documentato con 18 fotografie (pp. 37-41). Egli menziona otto aperture, tre delle quali - la numero 2, 6 e 8 - egli considera originali (p. 25-26 e 30), cioè praticate dalle SS nel 1943 per introdurre lo Zyklon B nella "camera a gas", perciò
I due presupposti di Provan La conclusione di Provan si fonda sul presupposto essenziale che le presunte aperture di introduzione dello Zyklon B misurassero cm 25 x 25, secondo l'affermazione di Schultze (p.30). Karl Schultze partecipò, con Heinrich Messing, all'installazione del �Be- und Entlüftungsanlage" del crematorio II. Il suo invio ad Auschwitz a tale scopo fu preannunciato dalla ditta Topf il 24 febbraio 1943 per il 1� marzo (87). Egli lavorò con Messing nel Leichenkeller 1 fino al 13 marzo, giorno in cui l'impianto di ventilazione fu messo in funzione definitivamente ("Be u Entlüftungsanlage in Keller I in Betrieb genommen" [sic]) (88). Il giorno dopo ebbe luogo presuntamente la prima gasazione omicida (89), dunque le colonne descritte da Tauber erano già state installate (90). Schultze invece non menziona alcuna colonna, limitandosi a dire:
La testimonianza di Michal Kula Tale presupposto è inoltre smentito categoricamente dal testimone Michal Kula. E' bene precisare che l'esistenza delle aperture in questione si basa esclusivamente su testimonianze e, a questo riguardo, il testimone per antonomasia è appunto Michal Kula, detenuto n. 2718. Spiegherò poi perché. Prima vediamo che cosa dichiarò nel suo interrogatorio dell'11 giugno 1945:
La Häftlings-Schlosserei era un Kommando delle Werkstätten della Zentralbauleitung - officine specializzate nei vari settori dell'edilizia nelle quali lavoravano Kommandos di detenuti, per lo più operai specializzati. I Kommandos delle Werkstätten prestarono la loro opera in tutti i Bauwerke, inclusi i crematori. Secondo la prassi del 1942, il Bauleiter o Bauführer che aveva bisogno della prestazione faceva anzitutto una richiesta all' amministrazione dei materiali (Anforderung an die Materialverwaltung) con apposito modulo numerato; se la richiesta era autorizzata (genehmigt), il Werkstättenleiter impartiva l' incarico (Auftrag) al Kommando interessato tramite apposito modulo numerato in cui veniva indicato il tipo di lavoro da eseguire; il Kommando che eseguiva il lavoro redigeva poi una scheda di lavoro (Arbeitskarte) in cui era indicato il numero dell'incarico, il Kommando, il destinatario, l'inzio e la fine dei lavori; nel retro (Materialverbrauch) erano elencati i materiali impiegati e i costi dei materiali e del lavoro; la Häftlings-Schlosserei aveva una scheda diversa nella quale venivano riportati la colonna (Kolonne), l'oggetto del lavoro (Gegenstand), il committente (Auftragsteller), l'inizio (Angefangen) e la fine (Beendet) dei lavori, il nome, la qualifica e le ore lavorative dei detenuti che avevano eseguito i lavori; il retro non presentava differenze rispetto all' altro modello di scheda. I Kommandos erano suddivisi in colonne che operavano sotto la responsabilità di un capocolonna (Kolonnenführer) e di un Ober-Capo. Se la prestazione di lavoro era la fabbricazione di un oggetto qualunque, il committente, nel riceverlo, firmava una ricevuta (Empfangsschein) numerata. L' 8 febbraio 1943 i 192 detenuti della Häftlings-Schlosserei , che dipendevano dall' SS-Unterscharführer Kywitz, furono presi in carico dai D.A.W. (Deutsche Ausrüstungswerke) (94) e la nuova officina assunse il nome di D.A.W. WL (= Werkstättenleitung) Schlosserei. A partire dal giorno dopo le ordinazioni fatte all' officina furono annotate in un registro denominato WL-Schlosserei che comprendeva le seguenti voci: data di arrivo dell'ordinazione (Eingegangen am...), numero progressivo dei D.A.W. (Lauf. Nr. D.A.W.), riferimento (Betrifft), oggetto (Gegenstand), numero delle ore lavorative impiegate (Arbeitsstunden), inizio (Angefangen) e termine (Beendet) dei lavori: i dati relativi venivano desunti dalle Arbeitskarten. Il registro conteneva anche l'indicazione del numero e della data dell'ordinazione ricavata dagli appositi moduli. La Zentralbauleitung forniva a queste officine il materiale necessario emettendo a loro favore un buono di consegna (Lieferschein); eseguito il lavoro, i D.A.W. inviavano alla Zentralbauleitung la relativa fattura (95). Il modulo numerato in cui veniva indicato il tipo di lavoro da eseguire (Auftrag) recava di norma un disegno che mostrava la forma e le misure dell'oggetto da costruire, e elencava i materiali necessari, come appare ad esempio nell' "Auftrag" n. 67 del 6 marzo 1943 (96) (fotografia 4).
Questo "Auftrag" appare nel registro della "WL-Schlosserei" nei seguenti termini:
D'altra parte, la descrizione del congegno di introduzione dello Zyklon B fornita da Henryk Tauber nella deposizione del 24 maggio 1945 concorda con quella di Kula, come risulta dalla seguente traduzione fatta sul testo originale:
Concludendo, se le colonne misuravano 70 x 70 cm, le aperture sul soffitto del Leichenkeller 1 del crematorio II non potevano misurare 25 x 25 cm. Il secondo presupposto sul quale Provan fonda le sue conclusioni è la "rule in architecture" secondo la quale
L'analisi di Provan dell'apertura "criminale" n.2 Provan adotta questa "regola" nella spiegazione dell'apertura n. 2 nel modo seguente:
Nel Leichenkeller 2 del crematorio II l'esplosione fu ancora più violenta che nel Leichenkeller 1, perché distrusse quasi tutta la copertura del locale, tranne una piccola parte situata all'estremità est. Ora, proprio su questa parte della copertura c'è l'apertura rotonda attraverso la quale passava la tubatura di disaerazione (Entlüftung) del Leichenkeller 2. (Vedi fotografia 6 e 7).
Anche le aperture di ventilazione che esistevano sul soffitto di cemento armato della sala forni del crematorio III sono rimaste intatte oppure sono rimaste danneggiate, ma in modo tale che la loro forma rettangolare è ancora chiaramente riconoscibile. Queste aperture, che misuravano cm 80 x 50 (101), erano 5 e ognuna era disposta sul soffitto al di sopra della muffola centrale di ogni forno crematorio (102). Esse, come ha segnalato Pressac, sono ben visibili in una fotografia della sala forni del crematorio II dell'inizio del 1943 (103). Le fotografie 9 e10 mostrano le prime due aperture da ovest, una intatta, l'altra con danni lievi.
Partendo dalla più vicina all'obiettivo (da est), la prima è danneggiata, ma riconoscibile come apertura. La seconda è indistinta, perché da essa emerge uno dei pilastri di cemento armato che sostenevano il solaio della sala forni. Anche dalla prima apertura sporgono i resti di un pilastro. Le due aperture sono unite da una lunga crepa, che è stata evidentemente provocata dal crollo di questa parte del soffitto su questi due pilastri. La terza apertura appare lievemente danneggiata, la quarta e la quinta sono intatte. Dunque, su cinque (104) aperture originariamente disposte su due coperture di cemento armato fatte saltare dalle SS di cui abbiamo documentazione visiva, tre sono rimaste intatte, una è lievemente danneggiata, l'altra ha subìto danni più gravi ma è comunque ben riconoscibili come apertura: la squadratura rettangolare e i bordi interni lisci sono ancora chiaramente visibili. Da questa indagine risulta la conclusione che, nel caso specifico delle rovine dei crematori II e III,la "rule" presupposta da Provan e da Germar Rudolf non ha alcun valore, in quanto è smentita categoricamente dalle rovine. Dunque la conclusione di Provan che l'attuale apertura n. 2 della copertura del Leichenkeller 1 sia l'allargamento - provocato dall'esplosione - di una apertura originaria più piccola, è del tutto infondata.
Ora, l'azione dirompente di una esplosione è l'enorme pressione che essa provoca. Ad esempio, il tritolo provoca una forza d'urto di 8.100 kg su metro quadrato (106).Per quanto enorme, una tale pressione non poteva far volatilizzare il fitto intreccio di tondini di ferro che si trovava intorno alla presunta apertura originaria n. 2 di cm 25 x 25 (= 625 cm2). Secondo Provan, questa apertura misura cm 89 x 52 (p. 26), dunque circa 4.630 cm2. Ne consegue che l'esplosione avrebbe fatto volatilizzare circa 4.000 cm2 di cemento armato e di tondini di ferro lasciandone soltanto delle tracce insignificanti. Tuttavia tutte le altre aperture fotografate da Provan - e anche altre da lui non fotografate - mostrano ben evidenti i resti dei tondini di ferro dell'armatura, che dunque non si sono minimamente volatilizzati.(Sull'apertura n. 7 ritornerò successivamente). Accertato che l'apertura n. 2 non può essere l'allargamento di un'apertura originaria più piccola, passiamo ad un'altra questione essenziale. Come ho mostrato sopra, il testimone di gran lunga più importante in relazione alle presunte colonne di introduzione dello Zyklon B è Michal Kula. Questi ha dichiarato che tali colonne avevano una sezione quadrata di cm 70 x 70 ed erano alte 3 metri, dunque passavano attraverso il soffitto e sporgevano al di sopra di esso di (300 - 241 - 18 =) 41 cm. Per poter installare un tale congegno, era necessario praticare nella copertura di cemento armato un' apertura leggermente più grande, diciamo di cm 75 x 75.
Tra il 1992 (fotografia 14) e il 1997 (fotografia 15) l'apertura è stata allargata e squadrata grossolanamente a colpi di scalpello.
Come risulta dal confronto tra le fotografie 16, 17 e 18, l'apertura n.2 che appare nella fotografia del 1945 è stata successivamente allargata, soprattutto nella parte a est.
Poiché nel 1991 i lati maggiori dell'apertura misuravano cm 50 x 86 e nel 1945 essa era ancora più piccola, quest'apertura non poteva contenere una colonna con sezione quadrata di cm 70 x 70, dunque tale apertura è assolutamente incompatibile con la testimonianza essenziale di Kula. Quando e da chi è stata praticata questa apertura? La fotografia 2 fu scattata da Stanisaw Kolowca, che il 29 maggio 1945 fu assunto come fotoreporter dal giudice istruttore Jan Sehn (107). Essa fu pubblicata come fotografia n. 70 negli atti del processo Höss (108) e risale probabilmente ai mesi di giugno-luglio 1945. Nella perizia sui crematori di Auschwitz-Birkenau effettuata dal prof. Roman Dawidowski per incarico di Jan Sehn e terminata il 26 settembre 1946, si dice che il 12 maggio e il 4 giugno 1945 furono eseguite ispezioni nella zona del crematorio IV e del crematorio II, dove furono rinvenuti
Tuttavia nella sua perizia, che elenca quasi tutti gli "indizi criminali" ripresi successivamente da Pressac (incluse varie fotografie e otto piante dei crematori), il prof. Dawidowski non menzionò alcuna apertura sul soffitto del locale. Per quanto riguarda i presunti congegni di introduzione dello Zyklon B, egli si limitò a rilevare:
Inoltre, l'opera "Anatomy of the Auschwitz Death Camp" (115), che Provan ben conosce perché la cita nella nota 35 a p. 10 - contiene un capitolo intitolato "Gas Chambers and Crematoria", che è stato redatto da Franciszek Piper, nel quale, con riferimento alla testimonianza di Michal Kula, si legge:
L'apertura n.7 Lo studio dell'apertura n. 7 ci permette di capire meglio la trasformazione negli anni dell'apertura n.2. Provan accetta l'argomentazione revisionistica che questa apertura
Questi tondini erano ancora intatti nel 1991 (vedi fotografia 22) e nel 1992 (vedi fotografia 23).
Concludendo, se sul soffitto del Leichenkeller 1 fossero realmente esiste quattro aperture quadrate di 70 x 70 cm, che bisogno ci sarebbe stato, anche a scopo di indagine, di creare nuove aperture, addirittura più piccole? Le aperture "criminali" 6 e 8. Torniamo alle aperture considerate da Provan "criminali". L'apertura n. 6 (fotografie 27 e 28) è una spaccatura chiaramente provocata dal crollo di quella parte del soffitto sul pilastro di sostegno n.6, esattamente come l'apertura n.1. Essa non ha neppure una sagoma definita come l'apertura n.2 e quella n.7.
L'apertura n.8 (fotografia 29) fa parte di una lunga frattura della copertura del Leichenkeller provocata dal fatto quella parte della copertura si è staccata dal muro esterno sul quale poggiava (visibile sullo sfondo nella fotografia 30) ed è crollata sui pilastri 6 (del quale affiorano i tondini di ferro a destra della spaccatura) e 5, non visibile, che si trova a sinistra, al di sotto dell'inizio della frattura.
dopo di essa (vedi fotografia 31). L'apertura 8, al pari dell'apertura n.6, è una semplice spaccatura senza forma definita. Inoltre, come appare nell'ingrandimento della fotografia 29, una buona metà della sua superficie (quella superiore) è attraversata da quattro tondini di ferro trasversali, il che da un lato conferma che si tratta di una semplice spaccatura provocata dal crollo della copertura, dall'altro esclude la possibilità che fosse un'apertura di introduzione dello Zyklon B, come Provan ammette per il caso dell'apertura n.7: egli infatti - accettando la tesi revisionistica - esclude che questa apertura servisse per l'introduzione dello Zyklon B proprio per la precedente presenza sui suoi bordi di tondini dell'armatura (p.26). I "camini" C'è un altro problema essenziale al quale Provan non ha rivolto alcuna attenzione: quello dei piccoli "camini" presuntamente costruiti sul solaio del Leichenkeller 1 del crematorio II per alloggiare al loro interno e proteggere la parte del congegno di rete metallica per l'introduzione dello Zyklon B, che, come abbiamo visto sopra, sporgeva di 41 cm dal piano del solaio. Secondo Tauber, questi "camini" venivano chiusi "with a concrete cover" (p.4), perciò dovevano essere di mattoni - cosa del resto abbastanza ovvia - e questi mattoni dovevano essere murati con calce o cemento. Tuttavia intorno alle aperture attualmente esistenti sulla copertura di cemento armato non vi è alcuna traccia di questi "camini", ed è impossibile che l'esplosione che ha distrutto il Leichenkeller 1 abbia fatto sparire tutti i mattoni di cui erano fatti. L'ipotesi di Robert Jan van Pelt Nel suo rapporto per il processo Irving-Lipstadt, van Pelt fornisce una singolare argomentazione per spiegare l'assenza di aperture di introduzione dello Zyklon B sul soffitto del Leichenkeller 1. Egli, infatti, ritiene "logical" che tali aperture fossero state richiuse dalle SS prima di far saltare in aria il soffitto del crematorio! (118). Dunque le SS si sarebbero affannate per non far trovare ai Sovietici le tracce delle aperture di immissione dello Zyklon B, ma poi avrebbero lasciato nelle loro mani 5.800 testimoni oculari delle presunte gasazioni omicide e l'intero archivio della Zentralbauleitung! (119). Senza contare che la chiusura di una grossa apertura in un solaio di cemento armato lascia tracce ben visibili, come si può vedere nel soffitto del Leichenhalle del crematorio I. Quando questo crematorio, alla fine del 1944, fu trasformato in "gasdichter Behandlungsraum" per l'SS-Standortartz (120), nel soffitto dell'ex Leichenhalle, suddiviso in piccoli locali, furono praticate delle aperture rotonde per i tubi del sistema di ventilazione. La lettera del "Luftschtzleiter", l'SS-Obersturmführer Josten, del 26 agosto 1944 menziona infatti la
VIII. L'ATTENDIBILITÀ DEI TESTIMONI TAUBER E KULA Accertato che sulla copertura di cemento armato del Leichenkeller 1 del crematorio II non esistono e non sono mai esistite aperture per l'introduzione dello Zyklon B, resta da spiegare la concordanza delle testimonianze di Kula e di Tauber. Anzitutto bisogna accertare se i congegni descritti dai due testimoni furono effettivamente costruiti. Nel � 7 abbiamo visto che, se Kula costruì realmente il congegno da lui descritto, esso era stato commissionato alla WL-Schlosserei (o alla precedente Häftlings-Schlosserei) dalla Zentralbauleitung con uno specifico Auftrag. Ma se ciò è vero, questo Auftrag deve apparire nel registro della WL-Schlosserei. Ora il 25 luglio 1945 - qualche mese dopo che aveva ascoltato i testimoni Tauber e Kula - il giudice istruttore Jan Sehn redasse un protocollo nel quale riassunse tutte le ordinazioni relative ai crematori che si trovavano nel registro summenzionato:
Eppure la prima registrazione è un "Bestellschein" della Zentralbauleitung del 28 ottobre 1942 (123), perciò l'assenza del congegno descritto da Kula non dipende da ragioni cronologiche. Esso non dipende neppure da presunte ragioni di "segretezza", perché nel registro sono riportate varie ordinazioni relative a porte a tenuta di gas (gasdichte Türen) per le presunte camere a gas dei crematori (124). D'altro canto nel registro appare perfino un lavoro - l'unico dell'intero registro - eseguito personalmente da Kula. Alla fine del suo elenco, Jan Sehn scrive infatti: �Inoltre sotto il numero corrente 433 del libro c'è una registrazione datata 20 maggio 1943 del seguente tenore:
Liferzeti [Lieferzeit] - dringend. An Prof. Schumann ausfolgen. Wykonawca [esecutore]: Kula. Ukonczono [terminato]: 21.5.43." Jan Sehn sapeva dunque perfettamente che l'affermazione di Kula riguardo alle colonne di introduzione dello Zyklon B era documentariamente infondata e dunque falsa, ma quando, nell'udienza del 15 marzo 1947 del processo Höss, Kuka depose come testimone (126) e fornì di nuovo la descrizione delle colonne summenzionate (127), nessuno gli contestò il fatto che il relativo Auftrag non appariva nel registro della WL-Schlosserei. E la ragione di ciò è facilmente comprensibile. Inoltre, cosa ancor più sorprendente, nell'interrogatorio dell'11 giugno 1945 Kula fa esplicito riferimento al lavoro per il dott. Schumann menzionato sopra e indica il numero esatto del relativo Auftrag nel registro della WL-Schlosserei:
Anche in questo caso la risposta è facilmente comprensibile. In secondo luogo, è necessario stabilire se le testimonianze di Kula e di Tauber su questo punto erano indipendenti l'una dall'altra. Ora, poiché le descrizioni delle colonne in questione fornite dai due testimoni sono concordanti e poiché tali colonne non furono mai costruite, è chiaro che qui si ha una concordanza sul falso, sicché la questione della indipendenza delle testimonianze diviene irrilevante. Sta di fatto comunque che Tauber e Kula rimasero a Birkenau rispettivamente fino al 18 e al 21 gennaio 1945 e, considerata la fitta rete di contatti che esisteva tra i detenuti (soprattutto tra quelli che appartenevano ai vari movimenti di resistenza del campo), l'indipendenza delle testimonianze appare oltremodo dubbia. IX. CONCLUSIONE La tesi delle aperture di introduzione dello Zyklon B sulla copertura di cemento armato del Leichenkeller 1 del crematorio II si fonda esclusivamente su dichiarazioni di sedicenti testimoni oculari, in particolare, di Michal Kula, e, a sostegno di essa, non esiste nessuna prova documentaria o materiale. Queste dichiarazioni, a loro volta, non hanno alcun riscontro documentario né materiale, dunque sono completamente inattendibili. Allo stato attuale, la copertura del Leichenkeller 1 del crematorio II non presenta alcuna apertura di introduzione dello Zyklon B, né è possibile che esse siano state richiuse senza lasciare alcuna traccia. Tali aperture, dunque, non sono mai esistite. Ciò non giustifica lo slogan "No Holes? No Holocaust", ma giustifica pienamente questa conclusione: Niente aperture, niente camera a gas omicida nel crematorio II, niente camera a gas omicida nel crematorio II, niente camere a gas omicide ad Auschwitz. "No Holes, No Gas Chambers". Abbreviazioni AGK : Archiwum Glównej Komisji Badania Zbrodni w Polsce (Archivio della Commissione centrale di inchiesta sui crimini tedeschi in Polonia), Varsavia APMO : Archiwum Panstwowego Muzeum Oswiecim-Brzezinka (Archivio del Museo di Stato Auschwitz-Birkenau) IMT : Der Prozess gegen die Hauptkriegsverbrecher vor dem internationalen Militärgerichtshof. Nürnberg 1947. NA : National Archives, Washington D.C. RGVA: Rossiiskii Gosudarstvennii Vojennii Archiv (Archivio russo di Stato della guerra, ex TCIDK - Tsentr Chranenija Istoriko-dokumental'nich Kollektsii, Centro di custodia della collezione storico-documentaria, Mosca) Finito il 26 marzo 2001 1. Il motto "No Holes, No Holocaust" è di Robert Faurisson. 2. Printed by : Zimmer Printing, 410 West Main Street, Monongahela, PA 15063. © 2000 by Charles D. Provan. 3. Royal Courts of Justice, sentenza del giuduce Gray dell'11 aprile 2000, punti 7.91-7.94. 4. University of California Press, Berkeley Los Angeles, 1994, pp. 187-188 5. Idem, p.188. 6. Limes Verlag, Wiesbaden und München 1982. 7. Idem, p. 204. 8. Pianta 933 del 19 gennaio 1944, in : J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers. The Beate Klarsfeld Foundation, New York 1989, pp. 280-281. 9. IMT, vol. XX, p. 545. 10. Idem, p. 550. 11. Idem, p. 551. 12. Bendel si chiamava "Charles Sigismund". 13. Témoignages sur Auschwitz. Paris 1946. 14. Idem, p. 161. 15. J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers , p. 286. 16. NI-11953. Interrogatorio del 2 marzo 1946. 17. NI-11390. 18. Il soffitto del Leichenkeller 2 era alto m 2,30. J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, p. 286. 19. Copyright by Dr. Nyiszli Miklos, Oradea, Nagyvárad, 1946. 20. Auschwitz. A Doctor's Eyewitness Account. Fawcett Crest, New York 1961. 21. Si tratta del Leichenkeller 2, il presunto "spogliatoio". 22. Dr. Mengele boncolóorvosa voltam az auschwitz-i krematóriumban, p. 33 ("lunga circa 200 metri"). 23. Il Leichenkeller 1, la presunta "camera a gas". 24. Dr. Mengele boncolóorvosa voltam az auschwitz-i krematóriumban, p. 34 ("Questa sala ha la stessa grandezza della sala spogliatoio"). 25. Idem, p. 35 ("a 30 metri l'uno dall'altro"). 26. Auschwitz. A Doctor's Eyewitness Account, p. 44-45. 27. Dr. Mengele boncolóorvosa voltam az auschwitz-i krematóriumban, p. 35. 28. J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers , p. 286. 29. Dr. Mengele boncolóorvosa voltam az auschwitz-i krematóriumban, p. 37 30. Auschwitz. A Doctor's Eyewitness Account, p. 47. 31. Dr. Mengele boncolóorvosa voltam az auschwitz-i krematóriumban, p. 32. 32. Auschwitz. A Doctor's Eyewitness Account, p. 43. 33. Idem, p. 149. 34. Idem, p. 37. Nyiszli fu trasferito dal crematorio II al crematorio V dopo il 18 novembre 1944. Ibidem, p. 139 e 146. 35. Témoignages sur Auschwitz., p. 161-162. 36. Lo Zyklon B non era costituito da "cristalli", ma di un supporto inerte - normalmente granuli di farina fossile - imbevuto di acido cianidrico. 37. Filip Müller, Sonderbehandlung. Drei Jahre in den Krematorien und Gaskammern von Auschwitz. Verlag Steinhausen, München 1979, p. 96. 38. Idem, p. 287. 39. Auschwitz: un caso di plagio. Edizioni La Sfinge, Parma 1986; trad. ingl. : Auschwitz: A Case of Plagiarism, The Journal of Historical Review, vol. 10, n. 1, spring 1990. 40. Did Six Million Really Die? Report of the Evidence in the Canadian "False News" Trial of Ernst Zündel - 1988. Edited by Barbara Kulaszka. Samisdat Publishers Ltd., Toronoto 1992, p. 353. 41. Ernst Gauss, Vorlesungen über Zeitgeschichte. Strittige Fragen im Kreuzverhör. Grabert Verlag, Tübingen 1993, pp. 104-107. Jean-Marie Boisdefeu, La controverse sur l'extermination des Juifs par les Allemands. Vrij Historisch Onderzoek, Anvers 1996, Tome I, pp. 162-165. 42. Mission: 60 PRS/462 SQ. Exposure : 3056. Can : D 1508, 31 maggio 1942, NA. 43. Did Six Million Really Die? Report of the Evidence in the Canadian "False News" Trial of Ernst Zündel - 1988, p. 353. 44. Misurazione dell'Autore sulle rovine del Leichenkeller 1 del crematorio II. 45. Testimony of Rudolf Hoess taken at Nuremberg Germany, on 1 April 1946, 1470 to 1730 by Mr. Sender Jaari and Lt. Whitney Harris, pp. 17 - 19. 46. Idem, p. 20. 47. Ibidem. 48. Idem, p. 26. 49. Idem, p. 25. Provan cita questo passo a p. 15. 50. Questo campo non è mai esistito. Esso dovrebbe corrispondere a "Sobibór", ma è assolutamente incomprensibile come Höss possa aver deformato "Sobibór" in "Wolzek". 51. NO-1210. 52. Testimony of Rudolf Hoess taken at Nuremberg Germany, on 1 April 1946, 1470 to 1730 by Mr. Sender Jaari and Lt. Whitney Harris, p. 27. 53. NO-1210. 54. PS-3868. 55. Danuta Czech, Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945. Rowohlt Verlag, Reinbeck bei Hamburg 1989, p. 186. 56. J-C. Pressac, Les crématoires d'Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse. CNRS Editions, Paris 1993, p. 115. 57. Nationalsozialistische Massentötungen durch Giftgas. Eine Dokumentation. Herausgegeben von Eugen Kogon, Hermann Langbein, Adalbert Rückerl u.a. S. Fischer Verlag, Frankfurt/Main 1983, p.165. 58. Idem, p. 182. 59. Testimony of Rudolf Hoess taken at Nuremberg Germany, on 1 April 1946, 1470 to 1730 by Mr. Sender Jaari and Lt. Whitney Harris, p. 25. 60. J-C. Pressac, Les crématoires d'Auschwitz. La machinerie de meurtre de masse, documento 9 fuori testo. 61. Idem, documenti 10-11 fuori testo. 62. Testimony of Rudolf Hoess taken at Nuremberg Germany, on 1 April 1946, 1470 to 1730 by Mr. Sender Jaari and Lt. Whitney Harris, p. 25. 63. Pianta 936(p), 936 (r), 1173-1174(p), 1173-117(r), 933, 933[-934], 933[-934](p), 933[-934](r), 932(p), 932(r), 934 in: J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, pp. 268-288. 64. J-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, p. 302. Idem, Les crématoires d'Auschwitz. La machinerie de meurtre de masse, pp. 63-64. 65. Vedi al riguardo il mio studio La "Zentralbauleitung der Waffen-SS und Polizei Auschwitz". Edizioni di Ar, Padova 1998. 66. Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945, p. 241. 67. Quello che appare nella pianta 2003 del 19 dicembre 1942. 68. J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, pp. 311-312. 69. J-C. Pressac, Les crématoires d'Auschwitz. La machinerie de meurtre de masse, p. 54 e 50. 70. Idem, pp. 64-65. 71. W.W. Norton & Company, New York London 1996. 72. Auschwitz 1270 to the present. W.W. Norton & Company, New York London 1996, p. 324. La pianta 2003 del 19 dicembre 1942 viene pubblicata dai due autori come Plate 17 nell'allegato "Plates. Blueprints of Genocide". 73. Il Leichenkeller 1. 74. J-C. Pressac, Les crématoires d'Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse, p. 60. 75. Ibidem. 76. Nota dell' SS-Untersturmführer Wolter del 27 novembre 1942. RGVA, 502-1-313, p. 65. 77. Bericht Nr. 1 sui lavori di costruzione dei crematori redatto da Bischoff per Kammler il 23 gennaio 1943. RGVA, 502-1-313, pp. 54-55. 78. Ibidem. 79. Topf, Arbeits-Bescheinigung di Messing per il 15-21 marzo 1943. APMO, BW 30/31, p. 25. 80. Secondo la pianta 1311 del 14 maggio 1942, che il 27 novembre era ancora in vigore. Cfr. J-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, op. cit., p. 294. 81. Baubericht für Monat Oktober 1942. RGVA, 502-1-24, p. 86. 82. Lettera di Bischoff alla ditta Huta del 14 ottobre 1942. RGVA, 502-1-313, p. 112. 83. J-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, p. 284. 84. J-C. Pressac, Les crématoires d'Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse, p. 60. 85. Il Leichenhalle del crematorio. 86. J-C. Pressac, Les crématoires d'Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse, p. 34. 87. RGVA, 502-1-336, numero di pagina illeggibile. 88. Arbeits-Bescheinigung di Messing per la settimana 8-14 marzo 1943. APMO, AuII-BW 30/31, p. 26. 89. Il �Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945" indica erroneamente la data del 13 marzo (p. 440). 90. Provan scrive al riguardo: "The Pressac date for the beginning of gassing at Krematorium 2 is about the middle of March, 1943, so this would be the latest date for the 'installation' of introduction holes" (pp. 18-19). 91. Protokolle des Todes, "Der Spiegel", 40/1993, p. 162. Passo citato da Provan in traduzione inglese a p.4. 92. Processo Höss, tomo 2, pp. 99-100. 93. RGVA, 502-1-295, p. 63. 94. Vedi nota precedente. 95. Per le fonti e i relativi documenti rimando al mio studio già citato La "Zentralbauleitung der Waffen-SS und Polizei Auschwitz". 96. APMO, BW 1/31/162, pp. 328-328a. 97. Processo Höss, tomo 11, p. 86. 98. "Za", letteralmente "dietro". 99. Processo Höss, tomo 11, interrogatorio di Henryk Tauber del 24 maggio 1945, pp. 129-130. 100. Misurazione dell'autore. Pressac pubblica 5 fotografie che mostrano la stessa apertura, ma il diametro da lui indicato (25 cm) è errato. J-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, p. 365. 101. Misurazione dell'autore sulle rovine del crematorio III. 102. Vedi il disegno della Topf D 59366 del 10 marzo 1942, "Schnitt b-b", dove si legge: "Diese Öffnungen liegen über jeder Ofen-Mitte". J-C. Pressac, Les crématoires d'Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse. Pressac, documento 15 fuori testo. 103. J.-C-Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, p. 367. 104. La seconda apertura sul solaio della sala forni è troppo indistinta per poter giudicare quanto sia stata danneggiata; il danno, inoltre, è stato provocato dal crollo del solaio su un pilastro di sostegno. 105. J.-C-Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, p. 338. 106. Michele Giua - Clara Giua-Lollini, Dizionario di chimica generale e industriale. UTET, Torino 1949, vol. II, voce "Esplosivi", p.178. 107. AGK, NTN, 93, p. 29. 108. Idem, p. 45. 109. Idem, p. 30. 110. Idem, p. 72. 111. Le fotografie di due di queste chiusure sono state pubblicate da Pressac ( Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, p. 487). 112. "18.2.43. Nr. 83. [...]. 50 Stick (sic) Blechsiebe 7 x 18 cm. Liefertermin 17.2.43". Processo Höss, tomo 11, p. 83. 113. Processo Höss, tomo 11, p. 45. 114. J.-C-Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, p. 487. 115. Yisrael Gutman and Michael Berembaum, editors. Indiana University Press, Bloomington and Indianapolis 1994. 116. Idem, p. 167. 117. J.-C-Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, p. 229, didascalia del documento 46. 118. "The Pelt Report", p. 295. 119. Kalendarium der Ereignisse im Konzentrationslager Auschwitz-Birkenau 1939-1945, p. 995. 120. La relativa pianta 4287 del 21 settembre 1944 è intitolata "Ausbau des alten Krematorium. Luftschutzbunker für SS Revier mit einem Operationsraum". RGVA, 502-2-147, p. 20. 121. RGVA, 502-1-401, p. 37. 122. Processo Höss, tomo 11, p. 82. 123. Ibidem. 124. Auftrag 323 del 16 aprile 1943, Processo Höss, tomo 11, p. 92. Altri riferimenti alle pagine 84 ("4 dichte Türen"), 90 ("Gasduchte [sic] Türen"), 125. Processo Höss, tomo 11, p. 97. 126. AGK, NTN, 107, p. 467-523. 127. In questa deposizione Kula disse che le colonne erano alte 2,5 metri, perché credeva che il soffitto del Leichenkeller 1 fosse alto solo 2 metri. Idem, p. 498. 128. Processo Höss, tomo 2, p. 83. |
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